Sono una cantante. Non chiedetemi di che genere. A me piace cantare tutto.
Ho avuto fratelli più grandi e amici che mi hanno arricchita di informazioni e stimoli diversi grazie ai quali sono diventata un’onnivora musicale.
Posso sicuramente riconoscere alcuni momenti significativi e monotematici, quasi ossessivi, nella mia formazione musicale: l’incontro a 10 anni con Joni Mitchell, quello a 16 con Billie Holiday, il periodo Tom Waits, quello Fabrizio de André, il periodo Nick Cave, la world music di Brian Eno.
In mezzo il Conservatorio, lo studio del pianoforte e, poi, del canto lirico, la vittoria del concorso Aslico, l’incontro con tanti maestri (cantanti e non) che, a volte, mi hanno insegnato qualcosa anche a loro insaputa.
Ho scoperto da grande quanto sia bello cantare per gli altri: gli amici, gli sconosciuti sul treno o su una spiaggia. Raccontare loro una storia, dar loro un pezzetto di me e comunicare immediatamente a un livello più profondo che, quasi sempre, annulla le difese.
E poi New York e il jazz, la musica arbërëshe e del bacino del Mediterraneo e tutti i mondi che diventano uno solo. Ecco perché mi piace cantare tutto.
Music has no walls of separation.